Un tetto sopra la testa prima dell’arrivo dei monsoni

Articolo, 22.06.2015

L’aiuto umanitario svizzero ha fornito aiuti immediati nella regione di Kathmandu e di Gorkha per facilitare la sopravvivenza alle vittime del terremoto nelle prime settimane dopo la catastrofe e promuovere il ripristino delle vie d’accesso. L’architetto Rolf Grossenbacher, membro del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA), ha diretto la squadra di aiuto immediato a Gorkha fino alla fine di maggio.

Rolf Grossenbacher parla con un rappresentante della popolazione locale.
Rolf Grossenbacher (al centro) discute con la popolazione locale.

Rolf Grossenbacher, come avete aiutato concretamente la popolazione della regione di Gorkha?

Le nostre priorità consistevano nel garantire la presenza di aiuti sanitari efficienti in loco e un tetto sopra la testa degli abitanti. Inoltre, bisognava provvedere affinché strade e sentieri impraticabili venissero liberati dai detriti. Pertanto, in seguito al terremoto, l’Aiuto umanitario della Confederazione ha deciso di aiutare l’ospedale di Gorkha inviando un team di medici e farmaci. Abbiamo distribuito teloni in plastica, funi, utensili da cucina, stuoie, taniche e attrezzi vari alla popolazione delle regioni rurali più discoste, per permettere a un numero possibilmente elevato di persone di disporre nuovamente di un alloggio e di provvedere ai propri bisogni elementari.

Molte strade e sentieri erano impraticabili. Come siete riusciti a raggiungere la popolazione bisognosa di aiuto?

Abbiamo cercato di portare i beni di prima necessità il più vicino possibile alle zone maggiormente colpite dal sisma, allestendo un accampamento intermedio nel villaggio di Soti Khola, da dove con un elicottero abbiamo trasportato una parte del materiale nelle valli nord-occidentali e nord-orientali. Ciò ci ha permesso di raggiungere assai rapidamente anche località discoste come Samdo e la Valle di Tsum. Una parte dei beni di prima necessità, invece, è stata ritirata direttamente a Soti Khola dalle famiglie che per questo hanno intrapreso una marcia di due-tre giornate. La parte restante degli aiuti è stata affidata ad altre organizzazioni umanitarie che si sono occupate della distribuzione.

Quante famiglie è riuscito ad assistere il team umanitario?

Nelle prime tre settimane successive al sisma abbiamo distribuito in totale 9000 teloni in plastica a circa 8000 famiglie. I teloni servivano a costruire alloggi provvisori. Infatti, anche nelle vallate più lontane migliaia di case sono state completamente distrutte dal terremoto. Disporre nuovamente di un alloggio prima dell’arrivo dei monsoni a metà giugno è di fondamentale importanza non solo per le famiglie, bensì anche per i capi di bestiame e le sementi. Per garantire la sicurezza alimentare è indispensabile che le sementi non subiscano danni poco prima dell’inizio della semina. La ricostruzione effettiva di case inizierà soltanto al termine del periodo delle piogge, nel mese di settembre.

Gli esperti del CSA sono impegnati anche nello sgombero e nella riparazione di strade e sentieri?

Sì. Abbiamo finanziato un progetto «cash for work» per rendere nuovamente praticabile la strada che porta da Leprak a Tatopani. Ciò significa che abbiamo pagato la popolazione della valle, affinché sgomberasse la via d’accesso. Inoltre, contribuiremo al ripristino dell’asse nord-ovest – la strada e i sentieri che portano da Dharapani a Samdo e Jagat, nonché alla costruzione di un nuovo collegamento tra Soti Khola e Jagat. La nuova strada non costeggerà il fiume sul fondovalle, bensì collegherà le località attraverso le colline.

Perché?

Così riduciamo la probabilità che la strada venga interrotta nuovamente da frane e smottamenti. La riapertura delle vie d’accesso verso Jagat è indispensabile per la ricostruzione. Attualmente la località è raggiungibile soltanto in elicottero oppure tramite una lunga deviazione attraverso le vallate montane settentrionali, situate ad alta quota.

Cosa bisognerebbe intraprendere per evitare che una catastrofe di tali proporzioni si ripeta in Nepal?

Per evitare la distruzione e il danneggiamento di centinaia di migliaia di case, occorre investire in modo conseguente nelle misure preventive. La Svizzera fornirà pertanto un contributo alla promozione di costruzioni antisismiche. Per questo progetto possiamo avvalerci delle esperienze e delle strategie che la DSC hanno realizzato in altre zone a rischio sismico. Abbiamo già presentato alle autorità nepalesi la strategia attuata con successo in Pakistan. Siamo inoltre disposti ad assistere il Nepal con le nostre conoscenze nell’ambito della formazione professionale. Concretamente ciò significa che la Svizzera potrebbe completare la formazione di muratori e carpentieri nepalesi con l’insegnamento di speciali tecniche applicate nella costruzione di abitazioni antisismiche.