14.09.2022

Rede von Bundespräsident Ignazio Cassis, Vorsteher des Eidgenössischen Departements für auswärtige Angelegenheiten (EDA) anlässlich der Feierlichkeiten zu Ehren des Bundespräsidenten 2022 – Es gilt das gesprochene Wort

Rednerin/Redner: Cassis Ignazio; Departementsvorsteher, Ignazio Cassis

Stimato sindaco di Lugano,
Stimato presidente del Governo ticinese,
Autorità federali, cantonali e comunali,
Gentili concittadine e concittadini,
signore e signori,


Grazie! Grazie per la vostra accoglienza e per la presenza di ciascuno e ciascuna tra voi, una presenza per me preziosa.

Ciascuno di voi è un tassello di Svizzera. Qualsiasi sia la vostra lingua, la vostra origine, la vostra funzione, indipendentemente dalle vostre idee. Ovunque voi siate, su questo palco, in questa piazza oppure a casa davanti allo schermo. Voi tutti, noi tutti, siamo la democrazia che è il motore di questo Paese.

Questa, quindi, è la vostra festa!

Lo sapete: per me essere qui con voi, significa essere a casa. Ma la gioia di tornare a casa oggi raddoppia, perché con me sono venuti ospiti illustri, colleghi e amici.

Siamo partiti stamattina in treno da Berna e ci siamo presi il tempo di percorrere la via storica del San Gottardo.

Ci siamo fermati ad Airolo, Biasca, Bellinzona e Lugano, accogliendo man mano anche i rappresentanti di Locarno, Chiasso, Mendrisio e delle nostre Valli.

Il mio auspicio è che l’intera Svizzera italiana si senta protagonista di questa festa, ventiquattro anni dopo l’ultima festa in onore di un presidente della Confederazione italofono.

La Svizzera è un corpo con più cuori – uno dei quali si trova qui, nel Sud delle Alpi, nella Svizzera italofona. Oggi questo cuore batte un po’ più forte – oggi festeggiamo la pluralità del nostro Paese.

Festeggiamo quel collante che ci unisce, anche se parliamo, ridiamo e sogniamo in lingue diverse, anche se abbiamo idee politiche diverse, anche se siamo stati confrontati, in tempi recenti, a crisi che ci fanno sentire meno sicuri di un tempo. Crisi che però non ci hanno diviso, e che non ci divideranno.


Signore e signori

Vorrei salutare alcune persone che mi hanno accompagnato in questo viaggio con destinazione Svizzera italiana.

Monsieur le Conseiller fédéral, cher Guy

C'est une grande joie de pouvoir enfin célébrer ensemble le passage de « ton » année présidentielle en 2021 à « mon » année présidentielle de 2022. Lorsque la coopération est bonne, comme c’est le cas avec toi, peu importe finalement qui est président de la Confédération, et d’ailleurs beaucoup d'entre nous ont tendance à oublier qui est, a été et sera président…

Ce qui compte, c’est la stabilité d'un gouvernement, un gouvernement qui depuis 1848 connaît une continuité remarquable. Certes, les hommes et les femmes élus au Conseil fédéral se succèdent au fil du temps, et la Présidence de la Confédération connaît un nouveau visage chaque année... Mais le gouvernement, lui est toujours là, sans interruption, depuis 1848: ce qui représente une grande leçon de démocratie et de modestie!

Cher Collègue: bien qu’il importe peu de savoir qui est président… pour moi il était important d’être ton vice-président avant de reprendre moi-même la présidence. Merci d’être avec nous ici à Lugano aujourd’hui !


Sehr geehrte Frau Nationalratspräsidentin Irène Kälin
Sehr geehrter Herr Ständeratspräsident Thomas Hefti
Sehr geehrte Mitglieder der Bundesversammlung
Liebe Gäste aus der Deutschschweiz
Chères et cher invités de Suisse Romande

Herzlichen Dank, dass Sie heute Morgen in diesen Sonderzug gestiegen sind. In den Zug mit Ziel 'Italienische Schweiz'. Wir haben bewusst die historische Route durch den Gotthardtunnel genommen, sind also etwas langsamer vorangekommen als üblich: So konnten wir die Vielfalt unseres Landes noch intensiver erleben. Diese Pluralität ist eine unverzichtbare Zutat für unser Land. Und Langsamkeit bedeutet auch Stabilität, eine weitere wichtige Zutat für das Schweizer Rezept. Aber keine Sorge: Heute Abend fährt ein Schnellzug über die NEAT zurück nach Bern…. denn Pluralität bringt visionäre Ideen, die unser Land noch enger zusammenrücken lassen!

Ein besonderer Gruss geht an die Präsidenten und Mitglieder der Regierungen der Kantone Uri und Graubünden:  unsere geschätzten Nachbarn, mit denen wir Tessiner so viel teilen: vom längsten Tunnel der Welt bis zur italienischen Sprache, um nur ein paar Beispiele zu nennen.  

Ma permettai da salidar spezialmain er la Svizra rumantscha, a la quala jau ma sent particularmain attaschà. Jau part cun Vus betg mo la sensibilitad particulara che caracterisescha las minoritads, mabain admir er adina zunt fitg la ritgezza da Vossa lingua. Bainvegni!


Signore e signori

Permettetemi di rivolgermi un momento alla storia. Solo voltandoci indietro possiamo dare radici forti alle idee con cui vogliamo disegnare il futuro.

Dal 1848 a oggi solo quattro ticinesi, prima di chi vi parla, hanno rivestito la carica di presidente della Confederazione. Chi solo una, chi più volte, come Giuseppe Motta che nel corso del suo lungo mandato divenne presidente ben cinque volte. L’ultimo ad assumere questa funzione fu Flavio Cotti, nel 1991 e nel 1998.

Sia Giuseppe Motta che Flavio Cotti, nelle loro funzioni di consiglieri federali, ministri degli esteri e presidenti, furono ardenti difensori della pluralità di questo Paese. Ognuno secondo lo stile e la necessità della propria epoca. Agirono in nome della tradizione ma anche dell’apertura sul mondo, fedeli all’eredità storica del Paese ma anche portatori di uno sguardo visionario.

Dopo la prima guerra mondiale Motta combatté per portare la Società delle Nazioni in Svizzera. Si appellò – e cito – al “dovere politico e morale del nostro Paese di collaborare a un’opera destinata a mantenere il diritto e la pace nel mondo”, un’opera che a suo avviso altro non era che “l’amplificazione dell’idea svizzera nel mondo”.

Qualche decennio dopo Cotti definì la nascita di una comunità europea portatrice di pace “uno dei più grandi eventi del millennio”, auspicando che questa comunità potesse ispirarsi a talune caratteristiche svizzere, come il federalismo.

Oggi sappiamo che queste visioni si scontrarono con la realtà. Dalle ceneri della Società delle Nazioni nacque l’ONU, ma anche l’ONU, purtroppo, non è riuscita a evitare che la guerra ritornasse sul continente europeo. In questo momento non lontano da noi si combatte una guerra in nome di un’identità contro un’altra identità, di una lingua contro un’altra lingua.

Le lingue possono diventare armi.

Non sottovalutiamo, allora, il privilegio di vivere in un Paese che da secoli si fonda sulla convivenza pacifica tra popoli fra loro profondamente diversi.

La Svizzera non solo rispetta le sue diverse componenti, ma è anche in grado di integrarle ai vari livelli dei suoi organi politici.

Non diamo mai per scontati beni preziosi come la democrazia; come la libertà e la responsabilità di partecipare al disegno del nostro Paese.

Questo Paese ha più cuori. E oggi il cuore della Svizzera italiana batte un po’ più forte, assieme a tutti gli altri cuori che festeggiano con noi. Stiamo all’ascolto gli uni degli altri. Prendiamoci anche il tempo di stare in silenzio, per poter ascoltare gli altri. Non gridiamo, perché gridando non possiamo sentirci. Restiamo assieme. Proprio come lo siamo oggi.

Grazie. E lunga vita alla Svizzera!


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Letzte Aktualisierung 29.01.2022

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