20.08.2012

"Neutralità, solidarietà, responsabilità" - Fa stato la versione orale

Onorevoli Ambasciatori,
signore e signori,

mi sento orgoglioso del nostro Paese, e orgoglioso del lavoro da voi compiuto.

In un mondo in piena trasformazione, in un continente tormentato dall’instabilità, le sfide non si contano per la Svizzera, Paese indipendente e sovrano che non appartiene a nessuna alleanza, a nessuno schieramento di Stati.
Mi sento orgoglioso del nostro Paese perché è un’oasi di stabilità nell’instabilità del mondo. Perché è portatore di saldi valori, che non perde mai di vista e che sono alla base del suo successo. Perché si assume le proprie responsabilità nei confronti delle future generazioni e delle sfide che il mondo intero è chiamato ad affrontare. Perché ha la volontà di tenere in mano le redini del proprio destino e di difendere la propria sovranità anche quando ciò significa non scegliere la via più facile.
 
In questo mondo in trasformazione, il nostro piccolo Paese sovrano deve battersi più di altri per far sentire la propria voce, per difendere i propri diritti, per tener fede alle proprie scelte. Queste circostanze complicano il lavoro degli affari esteri e lo rendono ancor più indispensabile. Si tratta di un ruolo fondamentale, al servizio del nostro Paese e della sua popolazione.

Mi sento orgoglioso del vostro lavoro, di quello di tutto il Dipartimento, perché è un lavoro di gran qualità, assolto con encomiabile senso del dovere e dedizione nei confronti del proprio Paese. Ne sono fiero perché il nostro Dipartimento dimostra al tempo stesso professionalità, orizzonti elevati, flessibilità e creatività, tutte doti necessarie a un’azione efficace.
Per proseguire il suo cammino e far sentire la propria voce, la Svizzera deve lavorare di più rispetto ad altri, deve anticipare, innovare e dimostrare una maggiore capacità di reazione di fronte agli avvenimenti.

Sono poco più di sette mesi che sono alla testa del Dipartimento federale degli affari esteri. Concedetemi di esprimere in tutta semplicità l’immenso piacere che provo nello svolgere giorno dopo giorno questo incarico entusiasmante e nel poterlo condividere con voi. Credo che grazie al lavoro di tutto il Dipartimento, un lavoro infinito, paziente, accorto, a volte compiuto nell’ombra, possiamo fornire un contributo concreto, cambiare le cose, sbloccare le situazioni e operare nel bene del nostro Paese e di tutto il genere umano.

Signore e signori,

in Svizzera abbiamo la fortuna straordinaria – e intendo straordinaria nel vero senso del termine poiché nella storia dell’umanità questa fortuna continua a rappresentare un’eccezione nel tempo e nello spazio – di vivere da liberi cittadini in un Paese libero. Di questo dobbiamo essere consapevoli. E abbiamo il dovere di riflettere sul significato di questa fortuna che i nostri antenati ci hanno tramandato.

«Essere liberi non significa solo spezzare le proprie catene, ma vivere nel rispetto degli altri e agire per raggiungere la libertà di tutti». Queste sono le parole di un grande eroe della libertà, di qualcuno che ha sacrificato trent’anni della sua vita per la causa della libertà: sono il messaggio di Nelson Mandela. Messaggio che ha un valore universale, per ogni individuo, donna o uomo, e anche per ogni Paese, compreso naturalmente il nostro.

La Svizzera è un Paese libero, sicuro e prospero. La Svizzera e il suo Governo hanno il dovere di difendere questa libertà, questa prosperità, questa sicurezza: obiettivi, tutti e tre, perseguiti dalla nostra politica estera e dettati dalla nostra legge fondamentale, dal contratto sociale della Svizzera: la Costituzione federale.
L’articolo 2 della nostra Costituzione recita: «La Confederazione Svizzera tutela la libertà e i diritti del Popolo e salvaguarda l’indipendenza e la sicurezza del Paese.».

E il suo articolo 54, dedicato agli affari esteri, specifica: «La Confederazione si adopera per salvaguardare l’indipendenza e il benessere del Paese.».

La politica estera consiste nella difesa degli interessi, nella tutela e nella salvaguardia  dell’indipendenza, della prosperità e della sicurezza del Paese.
Questo è il ruolo della politica estera. Ma questo ruolo non si esaurisce qui:
«Essere liberi non significa solo spezzare le proprie catene, ma vivere nel rispetto degli altri e agire per raggiungere la libertà di tutti», dice Mandela.

Seguendo il pensiero di Mandela, si potrebbe aggiungere:
«Prosperare non significa soltanto coltivare il proprio orticello; significa assicurare le basi durature per la prosperità di tutti.».
«Vivere in sicurezza non significa soltanto chiudere a chiave la propria porta; significa vivere rispettando e rinforzando la sicurezza di tutti.»
Secondo la Costituzione, la politica estera della Svizzera non si limita dunque alla tutela dei nostri interessi. Comprende anche la promozione dei nostri ideali, quegli ideali che rendono unica la Svizzera, che ne fanno un Paese riconosciuto e rispettato, che ci tengono uniti e gettano le basi del nostro avvenire.

Così prosegue, infatti, la Costituzione federale:
«la Confederazione contribuisce in particolare ad aiutare le popolazioni nel bisogno e a lottare contro la povertà nel mondo, contribuisce a far rispettare i diritti umani e a promuovere la democrazia, ad assicurare la convivenza pacifica dei popoli nonché a salvaguardare le basi naturali della vita».
- Lotta alla povertà,
- diritti dell’uomo,
- democrazia,
- pace,
- tutela dell’ambiente.

Questi sono i cinque valori che il nostro Costituente ci chiede di promuovere in modo particolare. E lo fa a giusta ragione, poiché chi cerca soltanto di difendere i propri immediati interessi può forse favorirli a breve termine, ma mina le fondamenta che reggono la sua casa.

Nessuno di noi si accontenterebbe di ridipingere il proprio appartamento in un edificio che sta per crollare. Sappiamo bene che oltre a chiamare il pittore dovremmo anche pensare ai lavori di consolidamento e muratura degli altri piani, per proteggere i nostri coinquilini, ma anche noi stessi. Per essere cioè solidali e, insieme, responsabili.

Onorevoli Ambasciatori,
signore e signori,

grazie alle funzioni che esercitate assistete all’evoluzione, agli sviluppi e ai mutamenti che investono il mondo. Vi assistete da un osservatorio privilegiato e come attori occupate una posizione ideale per seguire e capire questa evoluzione. Suppongo che nessuno di voi mi contraddirà se affermo che nell’attuale realtà l’unica cosa davvero certa è proprio l’incertezza.

La realtà attuale è caratterizzata da un gran numero di crisi, trasformazioni, rivoluzioni. Cambiano gli equilibri, si aprono squarci, territori emergono o affondano, in un punto del globo la terra trema e nell’altro nascono voragini, il paesaggio è scosso e rimodellato da fratture anche violente. La geopolitica e l’economia mondiale sembrano percorse da un movimento tellurico accelerato che ridisegna i contorni del mondo, di un mondo diverso e ancor più complicato di quello che noi conosciamo.

Un mondo sempre più globalizzato, caratterizzato da una crescente interdipendenza di tutte le sue componenti. Ciò che accade in un luogo provoca ripercussioni altrove: tsunami in Giappone, crisi del debito in Grecia, instabilità in Somalia, rivoluzioni nel mondo arabo, sono tutti eventi che, come molti altri, hanno un impatto diretto sulle nostre società.
E le sfide alle quali il mondo si trova confrontato, tra cui quelle immani dei Paesi emergenti, riguardano anche noi: dai mutamenti climatici, dall’accesso alle risorse idriche e dall’alimentazione alla gestione della mobilità, all’energia, alla demografia o all’invecchiamento della popolazione con relative ripercussioni sul settore della sanità. Un problema, quest’ultimo, che non rimarrà confinato all’Occidente, ma finirà per costituire una vera e propria sfida anche per un Paese popoloso e in crescita come la Cina. In tutti questi campi e in ben altri ancora, le sfide che si pongono hanno una dimensione globale e toccano ciascuno di noi.
In un simile contesto la politica estera della Svizzera può continuare a reggersi su principi collaudati: una neutralità permanente, il carattere universale delle nostre relazioni con il resto del mondo e la nostra volontà di operare nel rispetto dello Stato di diritto.
Ma nel contesto che ho appena descritto la Svizzera deve anche spingersi oltre questi principi, deve continuare, com’è sua tradizione, a esprimere la propria solidarietà nei confronti del resto del mondo e ad assumersi le proprie responsabilità di fronte all’avvenire del pianeta e della comunità internazionale. Ora più che mai, il nostro agire deve ispirarsi a questa triade di principi: neutralità, solidarietà, responsabilità.

Signore e signori,

è in questo contesto che il Consiglio federale ha adottato, a inizio 2012, una strategia in cui definisce gli indirizzi della politica estera per il periodo 2012 – 2016, quello cioè della legislatura. L’esecutivo ritiene essenziale disporre di un simile quadro di riferimento, volutamente succinto, per stabilire gli obiettivi e le risorse necessarie al loro perseguimento e definire successivamente attività e progetti prioritari della propria politica estera.

Quattro anni, una sola legislatura, sono un arco di tempo piuttosto breve per attuare una strategia di questo genere. La strategia 2012 – 2016 si inserisce in realtà in una prospettiva più lontana, prospettiva che abbiamo voluto tematizzare in occasione dell’odierna conferenza degli ambasciatori per disegnare l’assetto ideale della Svizzera tra un decennio e definire i mezzi per realizzarlo. Evidentemente non possiamo sapere come sarà il mondo tra dieci anni né conosciamo tutti i sussulti, le incognite e gli sviluppi che il nostro pianeta vivrà in questo lasso di tempo. Ma nessuna strategia a medio o lungo termine consente di prevedere come evolveranno i fattori esterni. L’importante è stabilire con cognizione di causa gli obiettivi che vogliamo raggiungere e in funzione di tali obiettivi definire i mezzi adeguati. Poco importa se si allunga un po’ il cammino, se vi sono ostacoli da superare o aggirare, se si alza la bufera e bisogna affrontarla, se il vento e la pendenza ci spingono indietro, se bisogna percorrere faticosi sentieri.

Come dice il poeta Antonio Machado: «La strada si fa camminando». Siamo noi che tracciamo la strada e il nostro viaggiare ha un senso se sappiamo dove vogliamo arrivare. Non importa se ancora non conosciamo tutte le tappe.

Questo cammino è un’opera collettiva, un lavoro di squadra, della nostra «nazionale» di cui siete gli elementi essenziali.

Come ho detto già nelle prime battute del mio discorso, vado fiero del lavoro compiuto in seno al nostro Dipartimento, lavoro di cui posso toccare con mano la qualità, la precisione, la perspicacia e la grande dedizione.
La nostra rete esterna rappresenta per il Paese uno strumento di grande qualità e di somma utilità. Essa richiederà indubbiamente qualche ritocco e qualche adeguamento a nuove realtà, all’evolvere dei bisogni e delle tecnologie, ma in nessun caso dovrà essere indebolita. Occorre piuttosto rinforzarla e per il nostro Dipartimento questo sarà un compito prioritario.

Il nostro obiettivo è puntare all’integrazione delle attività. L’apertura di un’ambasciata integrata in Myanmar lancia un segnale importante in tal senso: un’unica squadra, un’unica immagine, un unico stabile per l’Ambasciata di Svizzera in questo Paese dell’Asia.

Signore e signori,

il nostro Dipartimento è una squadra, una squadra che deve essere unica e indivisa perché specchio della Svizzera, un Paese che, pur traendo vitalità dalle sue diversità interne, è una sola nelle sue relazioni con il resto del mondo.
In fondo, il discorso che vale per il Dipartimento vale anche per la Svizzera: il nostro Paese deve fare delle sue diversità una carta vincente invece di farsi indebolire dalle divergenze.

Il Dipartimento consta di varie Divisioni, che devono essere una somma di competenze. Il Dipartimento conta varie Direzioni, ma ne segue una sola: quella tracciata dalla strategia del Consiglio federale, ossia la difesa degli interessi e degli ideali della Svizzera.
Il nostro Dipartimento riunisce le qualità di più generazioni. E siccome il nostro è un lavoro di lungo respiro e il nostro obiettivo è fissato a dieci anni, è auspicabile e naturale che ci preoccupiamo costantemente di far capo anche alle capacità e all’intelligenza della gioventù. Il DFAE conta molti «giovani virgulti» di talento, in quanto tali rappresentativi delle giovani generazioni. Non si sbaglia mai a dar fiducia ai giovani e a valorizzarli: il compito che spetta ai diplomatici di lungo corso consiste nell’utilizzare questa risorsa e nell’aiutarla a realizzarsi con l’apporto del loro bagaglio di esperienze. Ecco perché daremo spazio tra poco, in occasione di questa conferenza, a vari giovani collaboratori del DFAE che ci spiegheranno come vedono le sfide cui la Svizzera del 2022 sarà chiamata a far fronte quando noi avremo ceduto il timone e saranno loro a dirigere la barca. Si tratta soltanto di un preludio: desidero che il Dipartimento valorizzi con maggior sistematicità questa immensa ricchezza interna, la nostra sola vera ricchezza: le persone.
Ho un altro invito da farvi: nel vostro lavoro siate creativi e non esitate mai a proporre le vostre idee e a esprimere il vostro parere all’interno del Dipartimento.

Signore e signori,

Nei numerosi contatti con gli ambienti internazionali che ho avuto durante questi primi mesi alla testa del Dipartimento sono rimasto impressionato dal ruolo importante che la Svizzera può svolgere quando riesce a posizionarsi e a fare un buon lavoro. Il nostro è certamente un Paese minuscolo, ma il suo ascendente ne supera di gran lunga le dimensioni. Proprio come Ginevra, cuore del nostro polo internazionale, una delle città più conosciute nel mondo intero e la cui fama va ben al di là del numero dei suoi abitanti.
Tuttavia, per accrescere il proprio ascendente e il proprio margine d’azione, il nostro Paese deve sempre essere «un passo avanti» rispetto agli altri: occupare cioè posizioni di nicchia, offrire un profilo o una disponibilità particolari e uno specifico valore aggiunto.
Per soddisfare questa condizione occorrono intelligenza, creatività e molto impegno. Il nostro Dipartimento trabocca di queste qualità. Ma se tra dieci anni vogliamo arrivare alla meta che ci siamo prefissi, non saranno certo di troppo. Al contrario, il mondo in cui ci muoviamo, in piena trasformazione, esaspera ulteriormente la competitività obbligandoci ad accentuare ulteriormente le caratteristiche che ci rendono speciali.

Vi chiedo dunque di impegnarvi ancor più, di essere ancora più creativi, di inseguire con impegno ancor maggiore l’idea, il progetto, l’iniziativa che farà la differenza, che consentirà al nostro Paese di uscire vincente. La Svizzera non ha scelta, in tutti i campi è condannata all’eccellenza. Tutto dipende dal vostro lavoro, dal vostro impegno, dalla vostra creatività. So che posso contare sull’appoggio di tutti i collaboratori del dipartimento e di questo vi ringrazio.

Signore e signori,

in considerazione degli interessi, dei valori e dei principi sin qui evocati, il Consiglio federale ha definito quattro linee d’azione prioritarie che possono valere anche oltre il quadriennio della presente legislatura. Quest’anno il compito della conferenza degli ambasciatori è di immaginare quale potrà essere la posizione della Svizzera in questi ambiti nel 2022 e dove potranno essere reperiti i mezzi per raggiungere gli obiettivi previsti.

La prima linea d’intervento concerne le relazioni con i nostri vicini, che dovranno essere rafforzate e migliorate. Intrattenere queste relazioni richiede una costante attenzione. Tra vicini che curano rapporti tanti intensi, che condividono diverse regioni di frontiera trasformatesi in veri e propri agglomerati binazionali o addirittura trinazionali e tanti spazi condivisi, è naturale che si ponga di tanto in tanto qualche problema.
Questi problemi devono poter essere discussi con i nostri vicini, dobbiamo cercare di risolverli insieme, con impegno e creatività, come nel caso dell’aeroporto di Basilea-Mulhouse, per il quale è stato trovato uno sbocco non appena i due Governi hanno voluto accordarsi. Le relazioni con l’Italia, la Germania e la Francia sono molto cambiate negli ultimi mesi, su questioni tanto varie e delicate – come dimostrano le reazioni sollevate – come la fiscalità, le relazioni economiche o il futuro dei nostri aeroporti. Per questo ho deciso di riservare le mie prime visite ai nostri vicini: Vienna a gennaio e Berlino a febbraio. Quanto a Francia e Italia, nel corso del mio primo semestre al Dipartimento ho avuto modo di incontrare i miei omologhi a margine di incontri multilaterali, durante i quali ci siamo ripromessi di vederci quanto prima nel corso del secondo semestre e così sarà: nella prima metà di settembre mi recherò in visita sia a Parigi sia a Roma. Dopodomani, invece, sarò a Vaduz per l’incontro quadrilaterale dei Paesi germanofoni. Questi incontri rientrano nel quadro della strategia del Consiglio federale e fanno da complemento tanto ai lavori e agli incontri organizzati da vari Dipartimenti per far progredire le nostre relazioni, quanto agli incontri avvenuti o previsti tra la presidente della Confederazione e i capi di Stato e di governo. Essi consentiranno di lanciare o rilanciare con ciascuno dei Paesi vicini un processo volto a rinforzare i risultati del nostro lavoro e dei nostri scambi. Una cosa è certa: i nostri vicini tra dieci anni saranno gli stessi di oggi. Ma quali saranno le sfide che potranno sorgere nel contesto delle relazioni bilaterali con il nostro Paese nella prossima decade, quale sarà la cornice delle nostre relazioni, quali sfide dovremo cogliere per conservare la solidità dei nostri rapporti, come potremo fare in concreto per favorire lo sviluppo delle zone di scambio e delle realtà transfrontaliere di cui il confine svizzero è costellato, quali azioni potremo intraprendere per far conoscere meglio la Svizzera ai nostri vicini, per consentire loro di capirci meglio? Questi sono soltanto alcuni degli interrogativi sui quali ci chineremo nei prossimi giorni.

Come sapete, il Consiglio federale ha deciso di concedere uno spazio speciale al Regno Unito, al quale sarà riconosciuta la stessa importanza che riconosciamo ai nostri vicini in virtù dei legami particolari che uniscono la Svizzera al Paese anglosassone. Anche in quest’ambito, gli incontri avuti a Londra lo scorso 1° agosto con il Segretario di Stato al Foreign Office e diversi incontri con il Ministro britannico per l’Europa mi hanno consentito di gettare le basi di una maggiore e duratura collaborazione, alla quale dovremo attivamente contribuire con il nostro lavoro e la nostra creatività. I prossimi giorni ci forniranno una buona occasione per esplorare qualche possibile pista da seguire.
 
La seconda linea d’intervento è quella delle nostre relazioni con l’Unione europea e con i suoi Paesi membri. Anche in quest’ambito, le cose cambiano: come sapete, il Consiglio federale ha manifestato la chiara volontà di proseguire sulla via bilaterale e di rinnovare i relativi accordi, e ha sottoposto all’UE nuove proposte per una soluzione istituzionale. Queste proposte soddisfano i quattro criteri definiti dal Consiglio dell’UE nelle proprie conclusioni del dicembre 2010. Il Consiglio federale ha conferito un mandato di dialogo con l’UE sui regimi fiscali applicabili alle imprese, a complemento dei dialoghi e negoziati già in corso su vari altri dossier.
A Bruxelles abbiamo incontrato i presidenti Barroso e van Rompuy e abbiamo avuto anche un incontro a Cipro con la presidente cipriota dell’Unione europea. Sia il presidente M. Barroso a Bruxelles sia la signora Kozakou-Marcoullis a Cipro hanno accettato di recarsi in visita in Svizzera nel corso dell’autunno. Stiamo cercando una data confacente. Anche qui, il dialogo va coltivato, non da ultimo a livello politico. Benché le nostre posizioni divergano su alcuni dossier, la Svizzera ha compiuto un importante e costruttivo passo verso l’UE sul piano istituzionale. Tra partner di fiducia deve esserci la volontà di sedersi a un tavolo per cercare lealmente il modo di progredire insieme. Questa disponibilità la avvertiamo tanto da parte dell’UE quanto da quella dei suoi Paesi membri. Dovremo continuare ad adoperarci per chiarire la posizione e le proposte svizzere, compito al quale ci consacreremo assiduamente nel corso di questo secondo semestre.
Quali sono le grandi implicazioni della via bilaterale per i prossimi dieci anni, che cosa possiamo fare per rinnovare e sviluppare questa via, quali sono gli ostacoli e le opportunità che si presentano, quale il ruolo particolare della Svizzera nel contesto europeo in questi anni a venire? Sono tutte domande sulle quali vi chiedo di riflettere lasciando libero gioco alla vostra creatività.

Come sapete la terza linea d’intervento è quella della stabilità in Europa, ai suoi confini e nel mondo, che riguarda le nostre attività nel campo della cooperazione internazionale e dell’aiuto allo sviluppo, per le quali è stato proposto un credito di 11,3 miliardi per i prossimi quattro anni, ossia un franco al giorno per abitante. Il credito è attualmente al vaglio del Parlamento.

Questo credito permetterà nei prossimi anni di aumentare la quota consacrata all’aiuto allo sviluppo allo 0,5 per cento del reddito nazionale lordo. In questa linea d’intervento, consacrata alla promozione della stabilità, si inserisce ad esempio anche la volontà di contribuire a una soluzione politica della questione siriana, di promuovere la stabilità nella regione favorendo in particolare l’accoglienza dei profughi nei Paesi vicini ed esortando il Consiglio di sicurezza a deferire il caso della Siria e gli abusi commessi in tutti gli ambiti alla Corte penale internazionale. Nella stessa linea è compreso anche l’intero spettro delle nostre attività in favore della sicurezza umana: promozione della pace, della democrazia, dei diritti dell’uomo e dello Stato di diritto.
Consentitemi ancora una volta di citare lo stesso aforisma di Nelson Mandela: «Essere liberi non significa solo spezzare le proprie catene, ma vivere nel rispetto degli altri e agire per raggiungere la libertà di tutti». Ed è proprio questo che la Svizzera cerca di fare adoperandosi in questo campo.
Come possiamo agire con ancor maggiore efficacia in questi ambiti, quali saranno i nuovi campi d’intervento, come faremo per migliorare la conoscenza del diritto internazionale umanitario - di cui la Svizzera in un certo senso è garante in quanto depositaria delle Convenzioni di Ginevra - la sua applicazione e controllarne il rispetto? Sono tutte questioni che nel prossimo decennio dovremo enucleare.

Infine vi è la quarta linea d’intervento, signore e signori, il quarto ramo della croce federale. Anch’esso essenziale, al pari degli altri tre. La croce federale ha quattro rami, tutti di pari importanza. Il fatto che a questa linea sia toccato il numero 4 non significa quindi che essa occupi l’ultimo posto nell’ordine delle nostre preoccupazioni. La strategia del Consiglio federale non consiste nel ridurre le attività diplomatiche di politica estera ai nostri vicini e al continente europeo. Vogliamo senz’altro consolidare e coltivare queste relazioni di cruciale importanza, ma al tempo stesso anche rafforzare in senso strategico i nostri partenariati con il mondo di domani.
Infatti, che cosa abbiamo davanti agli occhi? Il lessico obsoleto che contrapponeva il Vecchio continente al Nuovo mondo, utilizzato per secoli, non ha più senso oggi come oggi, di fronte a un’Asia che da vecchio mondo si trasforma in nuovo e di fronte all’emergere di un nuovo mondo a sud del continente americano. Il mondo si sta veramente ridefinendo e la quarta linea della nostra azione strategica consiste nello sviluppare e rafforzare una serie di partenariati mirati. Non ci sarà possibile essere presenti ovunque, e pertanto la nostra rete esterna avrà bisogno di alcuni ritocchi; vogliamo focalizzare con intelligenza i nostri partenariati. Ovviamente non potremo dimenticare i Paesi del G-20 o i BRICS, con i quali vogliamo garantirci e se necessario rafforzare partenariati strategici. Ma le fondamenta del nuovo mondo non sono costituite soltanto da queste cinque testate d’angolo. Numerosi Paesi emergenti di dimensioni minori possono offrire al nostro Paese straordinarie opportunità per concludere partenariati interessanti. Non dobbiamo perderli di vista, ma mantenere anzi l’attenzione puntata su di essi: identificare in anticipo i partner validi, cogliere le sfide, definire lo specifico valore aggiunto del nostro Paese, trovare progetti che possiamo condividere. Nel corso di questa settimana rifletteremo anche su questo aspetto. 

Questa quarta linea d’intervento è anche quella delle cooperazioni multilaterali e del ruolo di Ginevra e della Svizzera come centro di gravità della diplomazia multilaterale. La Svizzera è membro dell’ONU da quasi dieci anni: celebreremo questo traguardo tra pochi giorni (con l’arrivo del Segretario generale delle Nazioni Unite, in visita nel nostro Paese dal 10 all’11 settembre prossimi). Dobbiamo proiettarci in questo secondo decennio di appartenenza alle Nazioni Unite, nel corso del quale, nel 2023 – 2024, avremo forse l’opportunità di ricoprire un seggio in seno al Consiglio di sicurezza. A questo riguardo, la Svizzera considera prioritarie la riforma istituzionale dell’ONU, volta a conferire all’organizzazione una maggiore efficacia, e il miglioramento della sicurezza nel mondo. Come potremo realizzare queste priorità con azioni concrete, con quali Paesi ci converrà concludere un partenariato e quali iniziative meriteranno di essere avviate?
In quale modo e con quali iniziative concrete potremo inoltre rafforzare e consolidare il ruolo e la piazza internazionale di Ginevra in un contesto internazionale caratterizzato da un’esacerbata concorrenza?
Nel 2014 la Svizzera assumerà anche la presidenza dell’OSCE. In quell’anno il suo operato dovrà lasciare un’impronta duratura: quali dovranno essere le priorità e quali le iniziative da adottare e quali regioni dovranno essere elette teatro di queste iniziative per poter migliorare la sicurezza umana in tutta Europa e ai suoi confini nello spazio del prossimo decennio?

La Svizzera è anche una culla della scienza e dell’innovazione, ambiti che rappresentano per noi un tema di strategica importanza. Come fare per essere ancor più efficaci, per renderci ancor più utili al mondo in questo campo, per migliorare la nostra immagine, in quale modo e con quali mezzi sviluppare una vera e propria diplomazia della scienza che contraddistingue il nostro Paese, e che il Consiglio federale intende promuovere? Come reperire i giusti partenariati?
E come rafforzare e sviluppare il ruolo di Ginevra come città internazionale in un contesto di crescente concorrenza, quale strategia sviluppare e quali carte giocare?
Nei prossimi giorni cercheremo di affrontare anche questi interrogativi.

Infine, al di là di queste quattro linee strategiche, il Consiglio federale ha posto al centro della propria strategia un impegno cruciale: sostenere gli Svizzeri all’estero e dell’estero. Questo sostegno rappresenta una missione prioritaria per il Consiglio federale. Gli Svizzeri all’estero son numerosi, più di 700 000. Gli Svizzeri viaggiano molto. In un mondo sempre più interconnesso e caratterizzato da una crescente accelerazione, è necessario adottare un approccio strategico più coerente nelle nostre relazioni con la Quinta Svizzera e sviluppare un servizio pubblico di qualità, moderno e conforme. Per rispondere a queste sfide, ci impegneremo a medio termine nell’introdurre strumenti elettronici che semplificheranno le procedure. La legge sugli Svizzeri all’estero, che il Parlamento intende elaborare, sarà un importante strumento di questa politica. Ho constatato con grande soddisfazione che questo ampio progetto ha preso il via con il piede giusto e che può contare sulla positiva collaborazione tra la competente sottocommissione del Consiglio degli Stati e i servizi del DFAE. Il varo di questa legge fornirà forse anche l’occasione di precisare i limiti del ruolo dello Stato e l’importanza della responsabilità individuale dei cittadini svizzeri che decidono di recarsi in regioni instabili e talvolta anche a rischio nonché di stabilire che lo Stato non può accettare di ritrovarsi succube delle pressioni, finanziarie o di varia natura, esercitate da gruppi terroristici. La questione è oggetto di intensi dibattiti a livello internazionale, e come sapete la Svizzera ha chiaramente affermato che non è disposta a pagare riscatti. E non ha dunque pagato alcun riscatto nei casi risolti quest’anno in Pakistan e nel Mali.
In quale modo possiamo sviluppare questa quarta linea d’intervento, questi partenariati, questi temi di strategica importanza? Quali sono i nuovi problemi e i bisogni che si pongono, quale sarà la posta in gioco tra dieci anni? Anche in quest’ambito, nei prossimi giorni, dovremmo anticipare le sfide del futuro.
 
Signore e Signori,

Abbiamo un compito da svolgere. Ed è un compito appassionante. Un compito essenziale. Mi auguro che questa conferenza degli ambasciatori produca risultati proficui. Abbiamo voluto riportare la conferenza a Berna e abbreviarla di un giorno per favorire i vostri contatti anche di lavoro con i servizi dell’Amministrazione. Questa conferenza produrrà risultati proficui se ci consentirà di identificare alcuni spunti di riflessione e nuove idee per la strategia del prossimo decennio. Sono più che certo che saprete dare un prezioso contributo e che i giovani sapranno esserci d’aiuto. Questa conferenza produrrà risultati proficui se consentirà di avviare nuove riflessioni su tutti i temi evocati, riflessioni che speriamo proseguano al di là del presente evento attraverso i magici canali dell’informatica. L’informatica, che talvolta ci porta a dimenticare il tempo e che con i suoi «tweet» e «blog» vari vive in un immediato quasi assoluto, ci aiuta altre volte a portare avanti riflessioni prolungate, ad esempio grazie a strumenti come CH@World. Questo è il futuro che auguriamo alle riflessioni lanciate durante la conferenza.

Dice bene il poeta: «La strada si fa camminando». Mettiamoci dunque in cammino, all’opera, modelliamo questo prossimo decennio affinché il nostro Paese possa rimanere libero e responsabile, sicuro e prospero, e che riesca a rispettare e rafforzare anche l’altrui libertà. Vi ringrazio dal profondo del cuore del vostro impegno presente e futuro.


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Dipartimento federale degli affari esteri


Ultima modifica 29.01.2022

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