Accordi bilaterali I (1999)

Se avesse aderito al SEE, la Svizzera avrebbe beneficiato dell’integrazione completa a livello economico e, di conseguenza, di un accesso al mercato interno europeo con pari diritti. Al fine di evitare alle imprese svizzere di essere discriminate su questo mercato, il Consiglio federale ha deciso, in seguito al rifiuto del SEE da parte di Popolo e Cantoni, di intavolare con l’Unione europea trattative settoriali.

Alla fine del 1993 l’UE si è dichiarata pronta ad avviare negoziati in sette comparti, ponendo tuttavia la condizione che tutti gli accordi fossero negoziati parallelamente e quindi firmati e attuati contemporaneamente (esigenza di parallelismo tra tutti i dossier): questo perché i vari dossier avrebbero garantito vantaggi a entrambe le parti soltanto se considerati nel loro complesso. Gli accordi sono dunque stati connessi giuridicamente tra di loro a mezzo di una cosiddetta «clausola-ghigliottina» per evitare che fossero posti in vigore separatamente. Qualora uno degli accordi venisse denunciato, anche i rimanenti sarebbero abrogati.

Berna e Bruxelles hanno firmato i sette Accordi bilaterali (settoriali) il 21 giugno 1999. I cosiddetti «Accordi bilaterali I» sono stati approvati dal Popolo svizzero il 21 maggio 2000 con il 67,2% di voti favorevoli. In vigore dal 1° giugno 2002, essi consentono all’economia svizzera (a complemento dell’Accordo di libero scambio) un ampio accesso al mercato interno dell’Unione europea, forte di più di 445 mio. di potenziali consumatori.