30.11.2022

Allocuzione del Presidente della Confederazione e capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), Ignazio Cassis, in occasione della visita di Stato del presidente italiano – Fa fede la versione orale

Oratore: Cassis Ignazio; Capo del Dipartimento, Ignazio Cassis

Egregio Signor Presidente
Signor Presidente e Signor Rettore del Politecnico
Eccellenze
Signore e signori
Cari studenti

Sono molto lieto di trovarmi oggi qui con voi al Politecnico federale di Zurigo!

Questa rinomata alta scuola attira studenti e ricercatori da tutta la Svizzera e da molte altre parti del mondo. Molto stretti sono anche i legami storici che la uniscono al Ticino e all’Italia. Ne sono testimonianza le lapidi in marmo poste agli ingressi dell’Auditorium maximum in cui ci troviamo.

Qui si rende onore a Stefano Franscini, che fu membro del Governo federale svizzero dal 1848 al 1857, nei primi anni del nostro Stato federale. La Scuola Politecnica federale di Zurigo fu realizzata sotto la sua supervisione. Stefano Franscini è quindi considerato il «padre dell’ETH»! Un grande riconoscimento per il primo consigliere federale del Cantone Ticino, che rappresentava la comunità linguistica italofona di questo Paese.

Un’altra lapide in marmo commemora un Italiano, lo studioso di letteratura Francesco de Sanctis, che insegnò a Zurigo a metà dell’Ottocento. Proprio in suo ricordo è nata la Cattedra de Sanctis, una tradizione importante che da oltre un secolo porta nel cuore di questo ateneo scientifico anche la cultura italiana. Vediamo così studenti di fisica o ingegneria cimentarsi per qualche ora con Giacomo Leopardi o con Giorgio Orelli, nel segno della pluralità delle discipline ma anche della pluralità di lingue e culture che caratterizza il federalismo svizzero.

L’ETH è una scuola con una lunga storia di cui andare fieri. È però anche un luogo in cui si cerca di dare risposta alle domande sul futuro. Stamattina scopriremo il lavoro di alcuni ricercatori, e osserveremo quanto si sta sviluppando nel laboratorio di neuro-ingegneria, dove la ricerca verte sul miglioramento delle protesi.


Gentili signore e signori,

chiunque consideri gli sviluppi di questo decennio in Europa non ha particolari motivi per essere ottimista: a una pandemia segue una guerra e le democrazie danno qualche segno di stanchezza. Ciò nonostante sbaglieremmo a lasciarci demoralizzare da queste gravi contingenze geografiche e temporali, anche perché intanto interi continenti stanno affrancandosi dalla fame e dall’analfabetismo.

Fra ciò che m’infonde speranza figura sicuramente il progresso della scienza e della medicina. Come Presidente della Confederazione, sono orgoglioso dell’importante ruolo svolto in tal senso dagli istituti di ricerca e dalle aziende svizzere; da anni il nostro Paese è infatti al primo posto nella classifica dei Paesi più innovativi al mondo.

Sono persuaso che la pluralità di culture e idee sia il presupposto fondamentale dell’innovazione. Al crocevia delle genti, nel cuore dell’Europa, la Svizzera assorbe i germi del sapere seminati lungo il percorso da chi la attraversa.

La Svizzera vive questa pluralità al suo interno e da sempre crede in una intensa cooperazione scientifica al di là delle frontiere.

Ci impegniamo anche nell’ambito della cosiddetta “Science Diplomacy”, il connubio tra scienza e diplomazia, perché la scienza può unire i popoli e la diplomazia dare al progresso scientifico le risposte che la società richiede.

Pensiamo all’impatto delle nuove tecnologie sull’umanità – dal potenziamento umano (human enhancement) al computer quantistico (quantum computing). Tecnologie potenti, di cui dobbiamo ottimizzare i benefici per l’umano e minimizzare i rischi. Proprio a questo scopo la Confederazione ha creato nella “Ginevra internazionale” un’apposita fondazione chiamata GESDA – Geneva Science and Diplomacy anticipator.

Noi, Svizzera e Italia, Paesi vicini e amici, che insieme creano spazi di vita per le nostre popolazioni, sappiamo bene quanto la cooperazione scientifica sia fondamentale nell’interesse di tutti i cittadini e cittadine.

I legami che da secoli intessiamo in questo ambito sono indissolubili e hanno ancora molto da offrire, come vedremo stamattina.

Vi auguro dunque un’arricchente mattinata e vi ringrazio dell’attenzione!


Indirizzo per domande:

Comunicazione DFAE
Palazzo federale ovest
CH-3003 Berna
Tel. Servizio di comunicazione: +41 58 462 31 53
Tel. Servizio stampa: +41 58 460 55 55
E-Mail: kommunikation@eda.admin.ch
Twitter: @EDA_DFAE


Editore

Dipartimento federale degli affari esteri


Ultima modifica 29.01.2022

Contatto

Comunicazione DFAE

Palazzo federale Ovest
3003 Berna

Telefono (solo per i media):
+41 58 460 55 55

Telefono (per tutte le altre richieste):
+41 58 462 31 53

Inizio pagina