Jürg Lauber eletto alla presidenza del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite
L'ambasciatore Jürg Lauber, rappresentante permanente della Svizzera presso l'Ufficio delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali a Ginevra, è stato eletto alla presidenza del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (CDU) lunedì 9 dicembre, due mesi dopo l'elezione della Svizzera quale membro del CDU, il principale organo delle Nazioni Unite in materia di diritti umani.
La scelta di un diplomatico svizzero per la presidenza è un riconoscimento del ruolo della Svizzera, fortemente impegnata sul fronte dei diritti umani. © Keystone
La scelta di un diplomatico svizzero per la presidenza è un riconoscimento non solo delle sue capacità, ma anche del ruolo della Svizzera, fortemente impegnata sia sul fronte dei diritti umani che nel costruire di ponti tra gruppi e posizioni diverse.
Jürg Lauber, la Svizzera ha una comprovata esperienza e un'ottima reputazione negli organismi multilaterali. L'elezione di uno svizzero a guida del Consiglio dei diritti umani è anche un segno di fiducia nei confronti del nostro Paese. Lei la pensa così?
Ne sono ben cosciente e onorato. Nel contempo provo anche un senso di profonda responsabilità. In ambito multilaterale la Svizzera ha la reputazione d’impegnarsi, spesso con successo, per avvicinare posizioni diverse. Dovrò essere all’altezza di questa reputazione, impegnarmi per limare al massimo le divergenze e permettere al Consiglio di avanzare nell’adempimento del proprio mandato nel modo più efficace possibile.
La Svizzera poi è anche riconosciuta come paese credibile ed efficiente. Questa fama dovrà riflettersi nell’organizzazione del lavoro, che sarà uno dei miei compiti.
È la prima volta che uno svizzero presiede il Consiglio. Eppure la Svizzera è stata all'origine della sua creazione nel 2006. È giunto il momento di assumere maggiori responsabilità in questo organismo?
Si tratta soprattutto della prima occasione per la Svizzera ha avuto per candidarsi alla presidenza. Il Consiglio dei diritti umani funziona con meccanismi che garantiscono una rappresentanza equa delle diverse regioni geografiche. Il turno dei paesi del gruppo occidentale per accedere alla presidenza si presenta ogni 5 anni. Per essere candidati bisogna poi essere membri del Consiglio. Prima d’ora quest’allineamento degli astri non si era mai presentato alla Svizzera. È una questione di procedure, dunque, e non certo di mancanza di motivazione da parte del nostro paese.
Del resto, all’interno del nostro gruppo regionale, gli altri paesi hanno riconosciuto l’impegno elvetico, accettando di sostenere la mia candidatura senza alcuna opposizione.
La presidenza dura un anno. Quale influenza avrà sugli affari del Consiglio e quali progressi potrebbero essere compiuti nel 2025?
Nel contesto geopolitico attuale, il Consiglio dei diritti umani viene sollecitato moltissimo. Nel contempo le risorse non sono infinite. Sarà quindi molto importante garantire che il programma di lavoro venga svolto in modo efficiente, sfruttando al massimo il tempo disponibile durante le sessioni. La Svizzera si impegna da anni per razionalizzare il più possibile le procedure e i metodi di lavoro, al Consiglio ma anche in altri organismi onusiani. Il mio ruolo di presidente mi permetterà di contribuire a questo sforzo.
È la presidenza di uno svizzero, non una presidenza svizzera del Consiglio. È importante questa distinzione?
Sì e no. La procedura vuole che il presidente del Consiglio dei diritti umani venga incaricato ad personam, come nel caso dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un paese membro ha come obiettivo principale la promozione dei suoi valori e dei suoi interessi La presidenza deve invece lavorare soprattutto al buon funzionamento dell’organismo che guida. Nel contempo è chiaro però che il motore di questo lavoro sono i valori che la persona che assume la presidenza condivide con il proprio paese.
Nella percezione generale poi il presidente viene spesso associato al suo paese. Pensate a Joseph Deiss, che come presidente dell’Assemblea generale, fu uno straordinario ambasciatore della Svizzera, pur essendo stato eletto ad personam.
Questa elezione può contribuire a rafforzare la posizione della Svizzera all'interno delle istituzioni onusiane?
La posizione della Svizzera sullo scacchiere multilaterale è sempre stata forte, in qualità di Stato membro delle Nazioni Unite dal 2002 e non da ultimo grazie al fatto che ospita a Ginevra oltre 40 organizzazioni internazionali. I nostri diplomatici difendono i valori e gli interessi della Svizzera con convinzione, ma anche con rispetto e con la consapevolezza che il compromesso e il consenso non sono giochi a somma zero. i. Il nostro paese è rispettato e ascoltato.
Assumendo ruoli specifici, come negli ultimi due anni nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, o ora diventando membro del Consiglio per i diritti umani e presiedendolo, rafforziamo il nostro profilo e la nostra influenza. La Svizzera, con le sue radici democratiche solide e profonde, vuole contribuire in modo attivo alla presa di decisioni che riguardano la pace e la sicurezza nel mondo.